Incunaboli
Con il termine incunabolo (o incunabulo) si definisce convenzionalmente un documento stampato con la tecnologia dei caratteri mobili e realizzato tra la metà del XV secolo e l’anno 1500 incluso. A volte è detto anche quattrocentina. Nel secolo successivo le opere a stampa vengono dette cinquecentine, anche se, secondo alcuni studiosi, soprattutto di area anglosassone, la definizione di incunabolo può essere estesa anche a edizioni realizzate nei primi vent’anni del Cinquecento, in quanto fino a quel limite cronologico i libri presentano delle caratteristiche comuni con quelli stampati nel XV secolo.
Generalmente gli incunaboli non presentano un frontespizio, ma solo una indicazione, spesso approssimativa, che riporta il nome dell’autore dell’opera e un titolo nell’incipit. Le note tipografiche, cioè le indicazioni sulle responsabilità dello stampatore, quando presenti, sono riportate nel colophon.
Al mondo vi sono circa 450.000 incunaboli (di molti testi esistono svariate copie) e di questi circa 110.000 si trovano in Italia.
L’incunabolo più antico è la Bibbia di Gutenberg, in latino, stampata da Johann Gutenberg tra il 1452 e il 1455.
Le biblioteche che possiedono alcuni esemplari di incunaboli sono tre: la biblioteca comunale di Maglie, Gallipoli e Taviano.
Incunaboli custoditi nella biblioteca di Maglie
La biblioteca comunale Francesco Piccinno di Maglie conserva 5 incunaboli, che partono dagli anni Ottanta del Quattrocento sino ad arrivare al 1498: le Orationes di Philelphus del 1481, le Paraphrasis in posteriora analitica, interprete Hemolao Barbaro del 1481 (del Ricci), gli Hinni et epigrammata di Marullus del 1497, il Commentum in librum Galieni microtechne di Turinus Monacus de Florentiae del 1498 (del Ricci) e, non da ultimo l'Historiarum ab inclinationem romanorum imperii liber primus [-XX], edito a Venezia nel 1484, dello storico ed umanista forlinese Flavio Biondo.
Historiarum ab inclinationem romanorum imperii liber primus [-XX]
edito a Venezia nel 1484, dello storico ed umanista forlinese Flavio Biondo, pregevole in quanto l'esemplare della Piccino presenta una miniatura con foglia d’oro, oltre ad essere la maggiore opera dell'autore, narrata in 32 libri, che descrive una storia dell'Europa dalla prima presa di Roma nel 410 all'epoca dell'autore, nel 1442.
L'opera utilizza solo fonti primarie e accertate e introduce il concetto di Medio Evo, che copre l'intero periodo dalla caduta dell'impero romano fino ai tempi dell'autore.
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Incunaboli della biblioteca di Taviano
La biblioteca comunale di Taviano possiede 2 incunaboli, uno del 1495 e uno del 1498. Il primo incunabolo presente presso la biblioteca è una Bibbia in latino del 1495, in buono stato di conservazione, ed è stata commentata e preparata da Niccolò di Lira, francescano e teologo francese nato nel 1270 circa e vissuto sino al 1349. Stampata in caratteri rossi e neri a Venezia da Paganini Paganino, è strutturata in cinque volumi della quale opera però sono presenti il primo, il secondo, il terzo, il quarto ed il sesto tomo mentre risulta essere assente il quinto volume; importante la nota manoscritta apposta sulla prima pagine dell’opera che ne rivela il possessore: Padre Antonio da Alliste, il fondatore dello studentato francescano tavianese.
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Il secondo esemplare del 1498, donato dalla famiglia de Franchis al convento francescano, è la prima parte di una summa (raccolta) di Alberto Magno, stampato a Venezia per i torchi di Andrea Torresani che fu il primo stampatore ad usare sistematicamente la segnatura e il registro delle carte, oltre ad usare la numerazione delle carte con cifre arabe, sostituendo quelle latine.
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Incunaboli della biblioteca di Gallipoli
La biblioteca comunale di Gallipoli possiede il numero più cospicuo di incunaboli, ben 21 esemplari, che partono dagli anni Quaranta del Quattrocento sino alla fine del secolo XV: tra questi si segnalano la Super tertium sententiarum di Alessandro de Ales del 1475, 5 opere di Giovanni Duns Scoto, il primo ed il secondo libro delle Sententiarum […] a reverendo […] magistro Gratiano Brixiano […] emendatus del 1490, la Questiones quodlibetates emendate da Filippo Bagnacallo del 1497 e le Super sententiarum del primo e del secondo libro del 1497, a dimostrazione della prevalenza dell’occamismo e dello scotismo sul tomismo ortodosso di Tommaso d’Aquino che sosteneva invece che la fede e la ragione si possono conciliare e che anzi la ragione serve agli esseri umani per interrogarsi anche su alcuni enigmi di fede precisando che lo scopo della fede e della ragione è lo stesso ma se la ragione si trova in contrasto con la fede la prima deve cedere alla seconda. Tra le opere di Tommaso d’Aquino, si menziona la Summa Theologica del 1473 e gli Opuscola [addita] summa totius logicae del 1498.