Biblioteca comunale di Gallipoli
La biblioteca di Gallipoli è una delle biblioteche più antiche del territorio salentino per la provenienza, per la varietà, la datazione dei volumi rari e di pregio nonché per la peculiarità d’origine del suo contenitore (ex Oratorio dei nobili del XVIII secolo).
L’ente bibliotecario vanta la sua costituzione grazie alla munifica donazione del canonico e decano capitolare Carmine Fontò che nel 1825 donò al Comune una preziosa biblioteca di 2.800 volumi indicando come primo bibliotecario a vita il teologo Nicola Maria Cataldi, insigne archeologo, autore dell’Alezio illustrata e della Penisola salentina. Lo stesso Fontò chiese ed ottenne dal Re Ferdinando I, con un Real Rescritto firmato a Lubiana il 9 maggio 1825, che la “sua donazione fosse accettata dal Sovrano quale primario tutore di tutti i comuni del suo Regno”.
Il patrimonio librario fu ulteriormente arricchito tra il 1864 ed il 1868, da altre donazioni: 5.000 volumi provenienti dai monasteri dei padri riformati dei Domenicani, dei Riformati e dei Cappuccini; oltre 2.000 opere scientifiche, di letteratura, incunaboli, manoscritti, carte geografiche di Bartolomeo Ravenna; i fondi di Ettore Vernole, Sebastiano Natali e Giuseppe Duma; rilevanti e rari sono anche gli spartiti musicali e le carte geografiche antiche, tuttora conservate.
Nel 1825, anno in cui morì Fontò, gli eredi iniziarono un giudizio presso il Tribunale Civile di Lecce per rivendicare la proprietà della biblioteca e dei beni ad essa collegati: la richiesta fu accolta dal giudice, ma il Comune di Gallipoli produsse appello presso la Gran Corte Civile di Napoli, la quale, il 30 giugno 1845, revocò la sentenza del Tribunale di Lecce, ordinando agli eredi Fontò di rilasciare la biblioteca e i beni in questione. I libri contesi per 20 anni diventarono di pubblica proprietà, senza che vi fosse alcun provento a favore della biblioteca. Durante la lite giudiziaria, il 22 agosto 1844, l’Intendente della Provincia di Terra d’Otranto, per mezzo del Sovrintendente del Distretto di Gallipoli, ordinava al Sindaco del tempo, Domenico Briganti, di trovare un idoneo locale alla biblioteca Fontò. Il Sindaco, con scrittura privata del 30 agosto 1844, prendeva per due anni in locazione un comprensorio di case, in Gallipoli, via Ospedale Vecchio 42, di proprietà dello stesso bibliotecario Nicola Maria Cataldi.
Nel 1858 la biblioteca fu trasferita in due vaste sale nei locali di San Domenico e Giovanni Consiglio fu nominato vicebibliotecario a causa delle cattive condizioni di salute del canonico. Per diversi anni funzionò, ma molto stentatamente e sempre dibattendosi con lo scarso bilancio. Il Consiglio Provinciale di Terra d’Otranto, con deliberazione del 23 ottobre 1862 stanziava la somma di L. 8.200 annue come dotazione di quattro biblioteche provinciali da stabilirsi nei capoluoghi del circondario della Provincia: Lecce, Brindisi, Taranto e Gallipoli.
Il 6 gennaio del 1866 il Consiglio Comunale autorizzò la Giunta municipale a designare un locale idoneo per trasferire i libri della Biblioteca Comunale, nonchè quelli degli ex conventi dei Domenicani e Riformati. Essendo accresciute le esigenze della biblioteca, il Consiglio Comunale di Gallipoli invocò la deliberazione del Consiglio Provinciale e richiese il 2 marzo 1866 i sussidi stanziati sul bilancio della Provincia di Terra d’Otranto per le biblioteche provinciali a suo tempo indicate. Lo stesso anno 1866, il 19 novembre, il Consiglio Provinciale in Gallipoli stabilì che la biblioteca comunale di Gallipoli avrebbe avuto il sussidio a suo tempo stabilito, quando la detta biblioteca fosse stata dichiarata provinciale. Dichiarò pertanto che venisse costituita la biblioteca Provinciale in Gallipoli, ritenendo che rimarranno sempre proprietà del Comune i libri dati dallo stesso.
Il 16 marzo si tenne l’inaugurazione ufficiale della struttura durante la quale il bibliotecario, nonché medico, naturalista, poeta, letterato e patriota, Emanuele Barba illustrò, in un breve discorso, la storia della biblioteca comunale. Emanuele Barba fu colui che dette vita al nuovo corso della biblioteca: non solo ottenne in comodato dal vescovo Laspro, per 6 anni, l’uso di alcuni locali a pianterreno del Seminario per ospitare la biblioteca ma donò anche, oltre a 100 volumi di scultori moderni, numerosi reperti archeo-zoologici ed istituì l’Osservatorio meteorologico.
La nuova sede nel Palazzo del Seminario, inaugurata il 16 marzo 1879, non rimase però quella definitiva in quanto, a causa di ostilità sorte con il vescovo Carfagnini che "insensibile alle ragioni della cultura e della scienza" si dapprima si oppose al rinnovo della concessione dei locali per poi successivamente concedere una proroga decennale, terminata la quale però sia il patrimonio librario sia le collezioni archeologiche e numismatiche vennero ammassate in un deposito all’interno del Seminario. Grazie al sindaco Simone Pasca Raymondo la biblioteca ebbe una sede autonoma e decorosa, costruita ex novo in un edificio in via Antonietta De Pace nel quale trovò definitiva sistemazione e venne nuovamente riaperta al pubblico il 14 marzo 1899.
Intorno alla metà del Novecento, la consistenza della biblioteca comunale, desunta dall’Annuario delle Biblioteche italiane, ammontava a 6.600 volumi ed opuscoli sciolti, 42 incunaboli, circa 100 edizioni cinquecentine e 47 manoscritti di storia locale. Nella storia novecentesca della biblioteca un solo episodio appare rilevante ed è quello che vide interessarsi ad essa il filosofo Giovanni Gentile, il quale si adoperò perché la comunale di Gallipoli fosse ammessa al prestito nazionale. La biblioteca, già riconosciuta come provinciale, tornò di fatto al Comune nel 1879 e fu annessa al Museo.
Dal 1987 la parte più preziosa del patrimonio librario si trova nell’attuale sede di via Sant’Angelo: in tale sede hanno trovato sistemazione tutti i testi che riguardano la storia, la cultura, l’economia di Gallipoli, gli incunaboli, i manoscritti, le cinquecentine e le secentine pervenute dalla soppressione dei monasteri dei Domenicani, dei Cappuccini e dei Riformati e i fondi Ettore Vernole, Sebastiano Natali e Giuseppe Duma.
Presso il Museo civico, ubicato a pochi metri dalla biblioteca, restano allocati circa 10.000 volumi. Di questi, circa 237, databili ai secoli XV, XVI e XVII, sono stati digitalizzati e catalogati dal SIBA, nell’ambito del progetto “Terra d’Otranto Database” (2004).
La biblioteca comunale di Gallipoli, oltre a possedere 87 manoscritti, 80 carte geografiche, un fondo fotografico di 700 fotografie, comprende un fondo antico di 11.000 volumi, tra i quali spiccano 21 incunaboli, 85 rare edizioni del Cinquecento tipografico italiano e straniero e di autori pugliesi e salentini, numerosissime edizioni del Seicento e del Settecento.
Titolo uniforme:
Summa theologiae. Prima pars
Titolo uniforme:
Bibbia
Volume 1
Volume 2